“Non può essere” “sicuramente, mi sto sbagliando” “perché dovrei dubitare?”… sono alcune delle frasi che si dicono per negare l’evidenza e convincersi di essere in errore rispetto ad una situazione e/o una persona.
A volte la realtà può essere dolorosa o spaventare, per cui si preferisce evitare di guardarla.
E’ capitato anche a te?
LA STORIA DI LUISA
Luisa inizia una relazione con Mario. I primi incontri sono intensi, molto piacevoli, sembrano incastrarsi perfettamente. Lei si sente ascoltata e apprezzata dalle attenzioni di lui, riceve molto, più di quanto si aspetterebbe e sente che Mario è il partner che desiderava da tempo. Luisa ricambia dandosi sempre disponibile, rinunciando alle sue amicizie e riservando tutte le sue premure a Mario. Ma, dopo i primi tempi, le telefonate di lui si diradano e anche le sue proposte per incontrarsi. Luisa resta colpita e si chiede cosa può fare per riportare le cose alla bellezza iniziale, pensa di aver sbagliato qualcosa, forse è per causa sua che Mario è diventato più freddo. Non ha dubbi sui sentimenti di lui, non può amarla di meno… era così attento e presente all’inizio, non può essere cambiato tutto all’improvviso. Ha sicuramento mancato qualcosa lei, così cerca di fare di più. Ma dopo un po’ di tempo lui smette di cercarla e trova scuse per non vederla.
LA STORIA DI FABIO
Fabio lavora da vent’anni nella stessa azienda. Anche se non c’è più la passione dei primi tempi, conosce l’ambiente, il suo mestiere e tutto sommato anche lo stipendio non è male. L’unico neo è la difficoltà di sentirsi apprezzato dal suo capo. Questo ha portato qualche incomprensione fra di loro, Fabio pensa che sarebbe meglio cercare un altro lavoro, ma rimanda, si sente comunque tranquillo, dopotutto lo conoscono da tanto tempo. Arriva la crisi economica e la sua azienda inizia delle scelte drastiche. Fabio viene incaricato di andare a lavorare in una sede lontana, per qualche settimana, poi viene lasciato a casa in cassa integrazione. Dopo un certo periodo si sente frustrato, vede che gli altri colleghi, in cassa integrazione, piano piano vengono fatti rientrare, ma lui no. Passano i mesi ed è l’unico che è ancora a casa, in attesa del richiamo del capo. Non pensa che l’azienda potrebbe lasciarlo a casa. E’ certo che dal tempo che è in servizio e per il fatto che conosce bene come svolgere la sua mansione, il problema siano la crisi e la sfortuna, questione di pazienza e prima o poi lo richiameranno….ma quel giorno non arriverà e si troverà disoccupato.
Che cosa hanno in comune queste due storie?
In entrambe vengono sottovalutati i segnali che indicano che le cose non sono più come vorrebbero Luisa e Fabio.
Luisa non prende in considerazione che il diradarsi della presenza del compagno, sia legato ai sentimenti di lui, al fatto che dopo la passione iniziale, per lui era sfumato l’interesse, ma si accolla la responsabilità di aver sbagliato qualcosa e di poter rimediare.
Fabio invece trascura il peso del rapporto con il capo e i segnali che la sua trasferta prima, poi l’attesa della chiamata per ritornare al lavoro, erano messaggi chiari che l’azienda l’avrebbe lasciato a casa.
E’ normale desiderare che quando si sta bene o le cose funzionano, tutto resti inalterato. Ma non è mai così.
Spesso, nonostante sembri che ciò che si sta vivendo, sia accettabile, di fatto è il nostro desiderio di benessere e conservazione che si manifesta.
Altera la presa di coscienza degli elementi che “stonano” con il desiderio e che farebbero alzare le antenne ad osservare le cose per come sono, non per come le si vorrebbe
DA DOVE NASCE IL BISOGNO DI NEGARE L’EVIDENZA
La negazione è un meccanismo di difesa, che possiamo aver imparato nell’infanzia per proteggerci da situazioni ingestibili e pesanti.
Ad esempio una bambina che viene punita dalla madre con una sberla violenta. La reazione di agire fisicamente sulla bambina può nascere dai suoi problemi personali, magari la relazione con il marito non funziona, è nervosa, emotivamente instabile e nella punizione alla figlia, scarica la sua tensione. La madre non è consapevole del perché agisce duramente, è sommersa dalle sue emozioni negative. La bambina interpreterà la violenza della madre, come un suo modo per volerle bene, correggendo i suoi errori, affinché impari a comportarsi bene. Avrà bisogno di interpretare che la madre la ama, sarebbe troppo pesante guardare alla madre nella sua fragilità e durezza nei suoi confronti.
Da adulta sarà facilmente portata a negare l’evidenza della realtà quando i segnali comunicheranno cosa non va. Farà come lo struzzo che preferisce nascondere la testa sotto la sabbia piuttosto che “vedere” il problema
SE NON VEDO, NON ESISTE

NEGARE L’EVIDENZA RISOLVE IL PROBLEMA?
IN CONCLUSIONE
Negare l’evidenza, è un meccanismo di difesa che se nell’infanzia può aver avuto un suo senso, perché i bambini non possono difendersi dagli adulti e hanno bisogno di credere che i genitori siano buoni, da adulti la cosa non funziona più.
Il rischio è di pagare un prezzo più alto
Serve ascoltare i segnali, magari dar loro il beneficio del dubbio, che non vuol dire abbassare lo sguardo, ma osservare, con distacco e accettazione quello che realmente è.
Nella responsabilità della propria vita e serenità, il primo passo da fare, è lavorare sulle resistenze che sono dentro di sé e che inviterebbero a nascondere la testa sotto la sabbia.
Attraverso la consapevolezza si alimenta l’autostima e la fiducia nelle proprie risorse
Il secondo passo è confrontarsi con la situazione per trovare la soluzione ottimale per tutte le persone coinvolte, muovendosi nel rispetto e nella verità di ciò che si desidera.
Apportare, i cambiamenti per allineare la realtà al proprio benessere
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Dora Simonetta
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A me succede spesso la stessa cosa, per cui racconto l’ultima esperienza.
Mi sentivo per telefono con Alessandra, una ragazza che vive in una regione che non mi è mai piaciuta, una regione che in cui ci sono spesso stati problemi di stabilità del suolo, e io avendo vissuto in una regione sismica, inizialmente ero contrariata a voler conoscere Alessandra, perchè non era mia intenzione andare a vivere nella sua regione, se ci fossimo trovate bene.
Lei mi è stata subito simpatica e questo ha complicato tutto.
Ho cominciato a vedere quelli che pensavo fossero i miei pregiudizi sulla regione in cui vive è ho cercato di lavorarci su per correggermi.
Ma ben presto ho cominciato a vedere i primi campanelli di allarme: durante una video chiamata sorride e vedo che è sdentata. Siccome non è una persona anziana ci rimango malissimo e il mio sguardo parla per me: pensavo che fosse chiaro a chiunque che non bisogna trascurare l’igiene orale. Questo pensiero diventa fisso e capisco di non voler accettare questa cosa. Mi allontano da lei, e cerco di riprendermi, per fare la mia vita.
Ma lei coinvolge una sua amica che mi stava simpatica e questa tizia cerca di farmi riflettere riguardo questa mia decisione. E ci riesce.
Alessandra mi racconta che di lì a pochi giorni ha un appuntamento con un dentista titolare di una famosa clinica per farsi fare una panoramica della sua bocca. Poi racconta di questi appuntamenti che sono tanto distanti tra loro e lì comincio a insospettirmi.
Nel frattempo avevo anche notato che ad Alessandra non sembrava interessare di cercare di mantenersi e io avevo ben chiaro che non ho nessuna intenzione di mantenere la mia morosa nel lungo termine.
Non solo, il comportamento di Alessandra peggiora rapidamente e rivela un altro suo aspetto che non voglio abbia la mia morosa: l’essere asfissiante, mi cercava continuamente e io cominciavo a cercare più spazio per le mie necessità.
Una sera, durante una chiamata con lei, vado a vedere il profilo Facebook di Giorgia, una ragazza che avevo conosciuto quando studiavo alle medie, una ragazza che ripensandoci a tanti anni di distanza, mi resi conto che poteva essere una mia ottima amica anche ora e con la quale all’epoca non ero riuscita ad avere un’amicizia per via di problemi legati alle prese in giro dei miei compagni di classe nei miei confronti e per un momento molto doloroso che stavo vivendo in casa. Ricordo con gioia le risate che facevamo con Giorgia quando a nostra volta prendevamo in giro una sua insegnante, e dei pomeriggi trascorsi a casa sua in cui suonava il piano, uno strumento che mi è sempre piaciuto ascoltare e che mi è stato utile ascoltare nei momenti dolorosi della mia vita.
Ad Alessandra racconto tutto questo, faccio le foto di Giorgia, gliele mando e il mio umore è alto perchè capisco che con lei potrei creare una vera amicizia.
Il giorno dopo Alessandra durante un confronto sulla chat di Whatsapp mi risponde in modo molto molto brusco e io non replico perchè mi rendo subito conto che sprecherei tempo con lei, per i motivi che ho descritto sopra.
Blocco Alessandra su Whatsapp e su Messenger e resto a guardare cosa succede.
Alessandra non ha mai pubblicato nessuna foto in cui sorride e mostra il costoso lavoro del dentista, pubblica post durante quello che doveva essere il suo orario di lavoro (che le aveva trovato il padre, grazie alle sue conoscenze) e pubblica dei post dove si sfoga per esser stata lasciata, senza raccontare il motivo e le sue amicizie su Facebook sono aumentate..
Naturalmente ho capito di aver fatto la scelta giusta, ora sto molto meglio.
Il giorno dopo aver allontanato Alessandra da me, su Facebook ho ricevuto la richiesta di amicizia di Giorgia e ho accettato. Ho scoperto che 2 giorni prima aveva compiuto gli anni, le ho fatto gli auguri e lei ha molto apprezzato. Dopo 2 settimane ha guardato la mia pagina Facebook e ha messo un “Mi piace”, poi ho contraccambiato, e insomma. ora ci stiamo alternando e avvicinando, con rispetto, anche perchè siamo entrambi grandi, sicuramente lei si è costruita una vita sentimentale stabile e io non ho nessunissima intenzione di crearle problemi. Tra l’altro, per motivi di lavoro (quando la pandemia lo permette) viene a lavorare nella regione in cui vivo e da cui un giorno mi trasferirò definitivamente.
Questa è la mia ultima storia.
Ho riflettuto a lungo su come mi sono comportata e ho capito che devo ascoltarmi di più. Infatti, quando l’amica di Alessandra mi aveva contattata, non dovevo ascoltarla, perchè nessuna se non la autorizzo si deve mettere in mezzo ai fatti miei.
Pensare a Giorgia mi ha fatto capire che la relazione virtuale con Alessandra non faceva per me.
Ora ho ripreso in mano la mia vita, sto coltivando nuove passioni e mi allontano subito da persone con cui non mi sento affine
Grazie Simona per il racconto della tua ultima relazione. Quando alla fine c’è comprensione utile per le prossime esperienze, ciò che è stato vissuto, ha svolto il suo compito di insegnare qualcosa nella direzione del proprio benessere. Quindi prosegui sulla via, coltivando l’ascolto e la fiducia del tuo sentire, vedrai che scoprirai in essi dei validi indicatori di cosa/chi avvicinare o evitare. Buon cammino nella gioia costruttiva